Dsa ed Emozioni: come si sentono i bambini con Dsa?

Quando si parla di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ci si tende a focalizzare sulle difficoltà a livello di lettura, scrittura e calcolo, tralasciando la componente emotiva. Questo è molto grave, perché l’emotività gioca un ruolo molto importante sui vissuti di tutti i bambini, sulla percezione che essi hanno di sé e sulle loro capacità. Una buona autostima e una stabile fiducia nelle proprie capacità, infatti, sono elementi fondamentali per uno sviluppo sano ed armonioso del bambino. In particolare, la relazione tra Dsa ed emozioni è ancora più incisiva. La componente emotiva nei bimbi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento gioca un ruolo centrale sul benessere del piccolo e sul modo in cui fa fronte alle difficoltà che può riscontrare nello studio.

 

DSA ED EMOZIONI: LE DOMANDE CHE SI FANNO I BAMBINI

  • SONO DIVERSO?

Una cosa a cui tengo in particolar modo è la restituzione della valutazione ai miei piccoli pazienti. I bimbi vengono da me e per ore devono fare test, a volte molto difficili, a tratti noiosi, e di cui spesso non ne capiscono il motivo. Domande su domande a cui devono rispondere. Prove su prove, spesso su cose su cui, ovviamente, faticano maggiormente. Ecco, prima di iniziare, per me è molto importante capire insieme perché si andranno a fare queste prove. Inoltre, è fondamentale restituire anche (e soprattutto) ai bambini ciò che è emerso dalla valutazione. Questo è molto importante per spiegare ai piccoli la fotografia della situazione. Dalla valutazione, infatti, emergono quali sono i loro punti di forza e quelli su cui, invece, occorre allenarsi. In questo modo il percorso di valutazione si trasforma in un percorso attivo. Il bambino si sente, così, protagonista del suo processo di apprendimento.

E’ importante spiegare ai bambini cosa sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che lui non è diverso da nessuno o, meglio, è diverso da tutti perché tutti noi siamo diversi l’uno dall’altro.

 

  • E’ COLPA MIA?

Attribuirsi la responsabilità delle proprie difficoltà è comune, nei grandi e nei piccini. A volte ciò succede perché la diagnosi è tardata ad arrivare e, precedentemente, il bambino veniva designato come “poco motivato”. A volte, al piccolo veniva appicciccata la classica etichetta “è bravo, ma non si applica”. Magari anche dopo la diagnosi alcuni adulti di riferimento (genitori o insegnanti) possono pensare, più o meno consapevolmente, che i risultati dipendano dallo scarso impegno del bimbo. Il bambino, da parte sua, non capisce cosa sta succedendo, perché alcune cose non gli rimangono in testa o il motivo per cui continua a fare gli stessi errori. E’ importante spiegare loro le difficoltà che si trovano ad affrontare, il motivo e, soprattutto, come farvi fronte. La relazione tra Dsa ed emozioni, anche in questo, caso è ben evidente.

Solo nel momento in cui il bambino comprende la situazione e come può farvi fronte si possono attivare emozioni positive che contribuiscono a riattivare la motivazione all’apprendere.

 

Dsa ed emozioni

DSA ED EMOZIONI: L’IMPORTANZA DEL LAVORO DI RETE

Uno dei pensieri più diffusi tra i bambini con Dsa è “perché nessuno mi capisce?“. Spesso i bambini con difficoltà apprendimento si sentono soli ad affrontare le proprie difficoltà. Famiglia, scuola e professionisti dovrebbero muoversi tutti nella stessa direzione a favore del benessere del bambino, per supportarlo in questo percorso non sempre facile. Purtroppo, però, non sempre è così. Per disinformazione, incompetenza o, a volte, superficialità si rischia di trascurare degli aspetti che contribuiscono a minare la sicurezza del bambino. Parlare insieme delle difficoltà,  delle emozioni associate e delle possibili strategie da attuare è molto importante per gestire al meglio la situazione e far sentire il piccolo compreso.

Per favorire una buona relazione tra Dsa ed emozioni, però, è importante partire dal piano concreto. I bambini infatti, devono essere tutelati nel processo di apprendimento. Deve essere garantito a tutti i bambini il diritto di apprendere ed imparare. Il PDP (Piano Didattico Personalizzato), ad esempio, deve essere costruito ad hoc per quel bambino e non essere un semplice copia-incolla. Le indicazioni specificate, inoltre, devono essere attuate concretamente, ogni giorno, in tutte le materie. E anche il modo in cui essere vengono applicate può fare la differenza. Il bambino con Dsa non ha un aiuto in più. Il bambino con DSA ha gli strumenti che gli occorrono per imparare come gli altri.

E’ molto importante, dunque, prestare attenzione alla componente emotiva dei bimbi con Dsa, perché il rischio è quello di creare un circolo vizioso, deleterio per il bambino. Creare un clima di fiducia e di dialogo tra il bimbo, la famiglia, la scuola e i professionisti è sicuramente alla base per lo sviluppo di una buona autostima nel bambino e di fiducia nelle sue capacità, che si porterà dietro anche quando sarà grande.

 

DSA ED EMOZIONI: QUANDO APPROFONDIRE?

Dsa ed emozioni è un legame molto importante che non può (e non deve) essere sottovalutato. La componente emotiva necessariamente passa dall’esperienza quotidiana del bambino nel suo rapporto con la scuola. Un contesto supportivo e attento alle esigenze dei bambini (di ogni bambino) aiuta a strutturare un’autostima solida e una buona fiducia nelle proprie capacità. La scuola, un percorso di potenziamento, un lavoro di tutoraggio specifico aiutano il bambino e la famiglia in questo senso.

A volte, però, può succedere che i bambini faticano a capire cosa sta succedendo. Non riescono a gestire le proprie emozioni e ne sono sopraffatti. Non sanno come parlarne o, magari, con chi. I piccoli possono iniziare a sperimentare rifiuto per la scuola, ansia, agitazione e sintomi psicosomatici come mal di pancia o mal di testa. Spesso cala la motivazione e il desiderio di andare a scuola e di imparare svanisce. Anzi, alcuni bambini arrivano ad odiare la scuola. In questi casi, dunque, è importante approfondire la situazione e capire insieme come affrontarla.

Andare a scuola serenamente, imparare ed apprendere, è un diritto di ogni bambino. La scuola non è solo il luogo adibito all’acquisizione di nozioni e concetti. La scuola è una palestra di vita, uno dei primi contesti in cui i bimbi hanno modo di sperimentarsi e di allenare la propria autonomia. Andare a scuola con il sorriso è un diritto di ogni bambino.

DOTT.SSA ANNABELL SARPATO

 

Commenti