Che tristezza dover scrivere un articolo di questo tipo. D’altronde, però, forse, in questo periodo è anche molto importante. E’ importante assumersi la responsabilità di esprimersi su cosa sia giusto o meno insegnare ai bambini. Le parole “giusto” o “sbagliato”, in realtà, non mi piacciono molto, anzi. Poche volte si può affermare che qualcosa sia totalmente giusto o completamente sbagliato. Quando si parla di razzismo, però, è uno di questi casi. Qui è molto importante schierarsi e prendere posizione. E’ fondamentale educare i bambini all’inclusione, aiutandoli a valorizzare le differenze e non a temerle. La lotta contro il razzismo parte anche (e soprattutto) dall’educazione che vogliamo dare alle nuove generazioni.
L’enciclopedia Treccani definisce il razzismo come una “concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. È alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la ‘purezza’ e il predominio della ‘razza superiore“. Ovviamente, sembra banale dirlo, ma forse è sempre utile ricordarlo, la divisione dell’umanità in razze, alcune delle quali superiori ad altre, è priva di qualsiasi fondamento. Molte volte, però, sembriamo dimenticarci dell’infondatezza di questa teoria e vediamo la nostra cultura e il nostro modo di essere e di vivere come migliore degli altri. Questo, anche se fatto in maniera inconsapevole, può essere molto pericoloso, perché trasmette ai bambini l’idea che al mondo ci sono persone migliori e altre peggiori, e che possiamo riconoscerle per una semplice caratteristica (colore della pelle, religione, luogo del mondo da cui provengono).
Educare i bambini all’inclusione significa aiutarli a superare pregiudizi e stereotipi. O, meglio, educarli senza pregiudizi e stereotipi. E, per farlo, dobbiamo essere noi adulti a superare quegli schemi mentali semplicistici con cui, a volte, ci troviamo a guardare il mondo. La tendenza, a volte, è quella di dividere il mondo in categorie e di attribuirvi determinate caratteristiche. Da qui, ogni persona che, a nostro avviso, rientra in quella categoria, avrà quelle specifiche peculiarità. A livello di economia di pensiero, questo processo è sicuramente veloce e parsimonioso, ma è altrettanto fuorviante e pericoloso. Categorizzare le persone per il colore della pelle o per il loro credo religioso non solo è scorretto, ma è anche terribile, perché annulla l’individualità della singola persona. E la storia dovrebbe insegnarcelo.
Come è possibile parlare di razzismo in un mondo che va sempre di più verso la multiculturalità? Purtroppo, invece, è proprio così. Per evitare di crescere bambini e ragazzi chiusi e pregni di pregiudizi e stereotipi, dunque, è importante riflettere insieme su come insegnare ai bambini a non aver paura del mondo.
L’inclusione è una delle cose che non si spiega a livello teorico. O meglio, non solo. L’unico modo per educare i bambini all’inclusione è l’esempio. L’esempio quotidiano, infatti, è l’unico (e potentissimo) strumento che gli adulti hanno per dimostrare che ognuno di noi è unico e diverso e che non è possibile giudicare le persone dal loro paese di provenienza o dalla loro fede religiosa. L’unico modo che i bambini hanno per cogliere la bellezza delle differenze è viverle in maniera naturale e serena, senza pregiudizi. E, qui, diventa fondamentale il ruolo dell’adulto.
Purtroppo, non sono passati tanti anni da quando la cultura europocentrica promuoveva il diritto di andare a colonizzare Paesi ritenuti inferiori. Per l’Italia, stiamo parlando del 1960. Nemmeno 60 anni fa. E, nonostante gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e altri genocidi molto recenti di cui abbiamo diretta testimonianza, nel nostro modo di pensare, purtroppo, ritroviamo tanti modi di dire o frasi di ideologia razzista. Tante volte li diciamo senza pensarci. Anche senza un vero e proprio intento xenofobo. Ma ai bambini questo non importa. I piccolo ascoltano e imparano. I bimbi e i ragazzi imparano a leggere il mondo dalle parole dei grandi. E’ da qui, infatti, che possono possono iniziare ad “esplorare” quello che c’è fuori dalle mura domestiche un po’ più equipaggiati. Quindi è molto importante il ruolo dell’adulto nell’educare i bambini all’inclusione, per fornire delle lenti per leggere la realtà senza pregiudizi e stereotipi.
Oggigiorno, un ruolo centrale nella vita dei bambini e dei ragazzi sono sicuramente i mezzi di informazione. Purtroppo, non sempre si può avere un controllo sui contenuti che Internet e Tv propongono. E, sempre più spesso, la direzione dei mass media non sembra andare verso l’importanza di educare i bambini all’inclusione. Anzi. Per i bimbi, però, quello che si dice in televisione è la verità e, dunque, ha un valore. Come genitori ed educatori, è importante educare i bambini all’inclusione insegnando un pensiero critico di fronte ai servizi dei telegiornali, ai post di Facebook e ai commenti degli opinionisti. Occorre allenare i bambini a riflettere sulle notizie. E’ importante parlarne, discuterne insieme. Questo è un bel lavoro che si può fare non solo a scuola, ma anche quotidianamente a casa.
Ero indecisa sul titolo da dare all’articolo. Non mi piaceva scrivere “Come insegnare ai bambini a non essere razzisti” perché mi dava l’idea di una tendenza naturale del bambino ad avere paura del diverso. In realtà, non è così, perché la caratteristica del colore della pelle, ad esempio, è una caratteristica saliente connotata culturalmente. Come dire, tutti noi abbiamo colori dei capelli diversi, ma nessuno lo usa come elemento discriminatorio. Anche il titolo “Educare i bambini all’inclusione” non mi convince pienamente, perché l’obiettivo non credo debba essere solo quello o, almeno, non a lungo termine. Mi piace di più pensare alla convivenza serena e tranquilla, armoniosa, costruttiva. Una realtà dove le differenze non vengono negate, ma valorizzate e lette come elemento di risorsa e crescita.
Per fare questo è importante ricordarci che quando si parla di razzismo non si intende solo la violenza fisica. La lotta al razzismo è una rivoluzione culturale. Il razzismo è fatto di parole, sguardi, messaggi più o meno espliciti. Ma anche frasi e modi di dire che, spesso, si usano quotidianamente. Senza rendercene conto, ma di una violenza allucinante. Ed è importante rendersene conto per evitarli.
E’ fondamentale, dunque, essere noi adulti a offrire l’esempio per contrastare la discriminazione. Genitori, educatori e insegnanti, ma non solo. Tutti noi adulti, in quanto responsabili delle nuove generazioni. Come? Mostrandoci curiosi verso il mondo. Sicuramente viaggiare, leggere, studiare sono modi molto utili per aiutare i bambini a sviluppare un’apertura mentale per cui la diversità può essere concepita come risorsa. Ma non occorre necessariamente studiare trattati di storia o viaggiare dall’altra parte del Mondo. Può essere utile, ma non basta. E’ l’atteggiamento che mostriamo verso il nuovo a fare da imprinting ai bambini. E’ vedendoci curiosi, e non spaventati, di fronte alle differenze a educare i bambini all’inclusione e insegnare loro a lottare contro il razzismo.