L’educazione è un tema centrale della vita. In particolare, l’educazione dei bambini diventa l’asso portante dello sviluppo. Il compito dei genitori e degli educatori, dunque, è estremamente complesso. Riflettere sui principi che regolano ogni forma di educazione è molto importante, perché ciò significa non lasciare al caso la più grande eredità che possiamo trasmettere agli uomini e alle donne di domani. Tra questi, sicuramente il tema delle punizioni riveste un ruolo contrale. Le punizioni servono? Capita spesso, infatti, di chiedersi se, quando un bambino compie un’azione sbagliata, sia giusto punirli o meno.
Sull’utilità delle punizioni vi sono diverse scuole di pensiero. C’è chi sostiene che le punizioni siano lo strumento educativo più potente e chi, invece, ne fa volentieri a meno. Alcuni sostengono che le punizioni, anche corporali, possono rivelarsi il modo più diretto per insegnare ai bambini. Altri, invece, sostengono l’uso delle punizioni, ma non di tipo fisico. Altri ancora, invece, prediligono puntare sulle ricompense positive ai comportamenti corretti, utilizzando le punizioni solo in casi eccezionali.
Quale è il metodo educativo migliore? Rispondere a questa domanda è estremamente complesso, ma può essere opportuno riflettere su ciò che è più funzionale per educare i bambini.
Tradizionalmente, è idea diffusa che il migliore strumento educativo che gli adulti hanno a disposizione siano la minaccia e la punizione. Si tende a pensare che quando un bambino sbaglia, reagisce male o risponde in maniera maleducata, sia normale che l’adulto lo sgridi o lo punisca. Punire i bambini è talmente comune nella nostra cultura che ci sorprendiamo solo all’idea di criticare o mettere in discussione tale intervento. Ma è davvero lo strumento migliore che abbiamo?
Capita spesso di chiedersi se, quando un bambino compie un’azione sbagliata, sia giusto punirli o meno. Spesso, infatti, in preda all’emozione del momento, si tende a punire i bimbi. Poco dopo, però, può emergere quel senso di colpa che porta a chiedersi se si è agito nella maniera migliore.
Troppo spesso si crede che minacce e punizioni siano gli strumenti più funzionali che abbiamo, ma forse non è così. Questo non significa che i bambini possano fare tutto ciò che vogliono, anzi. Come sempre accade, infatti, ad un comportamento necessariamente segue una conseguenza. A volte, non rispettando le regole, le conseguenze possono non essere piacevoli. Le conseguenze delle azioni rimangono impresse nella memoria e fungono da ottimo insegnante.
A volte però, le conseguenze delle azioni non bastano. Occorre, infatti, fare qualcosa di più. Quando il comportamento del bambino coinvolge anche altre persone, è opportuno fare riferimento alla “riparazione del danno“, in cui si chiede al piccolo di aggiustare la situazione. In questo modo il piccolo viene responsabilizzato.
Quando alcuni comportamenti arrecano danno ai bimbi stessi e agli altri, si può usare un evento vissuto come spiacevole dal bambino a seguito del comportamento problema. Ciò, infatti, diminuisce la probabilità che quel comportamento si ripeta.
E’ importante, però che la punizione abbia alcune caratteristiche specifiche per essere efficace. Le punizioni servono, dunque, se date con certi criteri. Esse devono essere:
Occorre stare attenti ad alcuni aspetti. Le punizioni, infatti, non devono mai riguardare le relazioni (ad esempio, non andare a una festa di compleanno), il cibo e la nanna. E’ fondamentale anche che la punizione non venga data per scaricare rabbia e frustrazione del genitore, ma per aiutare il bambino a capire i suoi errori e comprendere i comportamenti da adottare. Anche per questo (e non solo) la punizione non deve mai essere di tipo fisico e corporale.