Paura dei clown: perchè ne soffriamo?

Milioni di persone attendono l’uscita della nuova versione cinematografica di It, il romanzo horror dello scrittore Stephen King. Uscito nel 1986, il romanzo ha avuto un enorme successo, ed è definito il suo capolavoro per eccellenza. Tutti sembrano avere paura dei clown, ma nessuno si tira indietro di fronte alla nuova versione del film.

Tutti in attesa, quindi, di rivedere uno dei film che ha terrorizzato milioni di bambini in tutto il mondo con il suo protagonista principale: Pennywise. Pennywise, infatti, è il famoso pagliaccio che, in una delle prime scene del film,  si nasconde dentro ad un tombino e offre un palloncino giallo a Georgie.

It è diventato il romanzo del pagliaccio per antonomasia, simbolo di quell’inquietudine e di quella paura incontrollabile verso questa figura.

Ma perché abbiamo paura dei clown? Possibile che sia solo a causa del condizionamento che hanno avuto romanzi e film sulla nostra società? O dietro si nasconde qualcosa di più profondo? Che cosa tocca aspetti così nascosti della nostra mente?

 

UNA LUNGHISSIMA TRADIZIONE, TRA CLOWN E GIULLARI

Pagliacci e giullari sono esistiti da sempre. Alcune fonti mostrano la presenza di personaggi simili già nel 2500 a.C., per allietare le giornate di sovrani e nobili. I clown come li conosciamo oggi, invece, nascono dal personaggio di Joseph Grimaldi. Attore e danzatore britannico, Grimaldi può essere definito l’archetipo del pagliaccio moderno. I suoi spettacoli erano rivolti a tutti, mentre è solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che i clown diventano intrattenimento esclusivo per bambini.

 

LA COULROFOBIA: LA PAURA DEI CLOWN

La paura dei clown è molto diffusa. Quando si trasforma in vero e proprio terrore, però, prende il nome di Coulrofobia.

I film e i romanzi non aiutano nel non associare a questa figura un’accezione negativa. Pennywise di It e Joker di Batman sono solo due dei numerosi personaggi che contribuiscono a rendere questa figura ancora più inquietante. Negli Stati Uniti, inoltre, si sta diffondendo la moda di travestirsi da pagliacci per spaventare la gente: un fenomeno sempre più diffuso che esacerba la paura dei clown. Ma dietro la paura dei clown non c’è solo l’influenza di cinema e romanzi. I clown, con i loro sorrisi e i modi buffi, inquietano e toccano le parti più profonde delle nostre paure.

 

 Paura dei clown

PERCHE’ ABBIAMO PAURA DEI CLOWN?

Quali sono gli elementi che rendono i pagliacci cosi spaventosi agli occhi di grandi e piccini?

  • LA MASCHERA. Il trucco del pagliaccio è una vera e propria maschera. La maschera nasconde la vera identità e rende libero il soggetto di fare quello che vuole, senza conseguenze. Essa è immobile e non comunica. Se lo fa, lo fa in modo inquietante e bizzarro. La maschera copre e rende ignoto ciò che c’è sotto, generando paura e angoscia.

 

  • IL PERTURBANTE. Sigmund Freud definisce Das Unheimliche, cioè il Perturbante, qualcosa di familiare, ma allo stesso tempo stranamente sconosciuto. La dissonanza cognitiva provoca inquietudine e paura. Il volto del pagliaccio, infatti, è simile a quello di un umano, ma non lo è. I tratti, infatti, sono distorti ed esagerati, il trucco è eccessivo e rende il volto immobile. Ciò crea nella persona che lo guarda disagio e confusione, antecedenti al senso di paura.

 

  • IL SORRISO. L’espressione del clown ferma in un sorriso immobile è in grado di generare angoscia. I sorriso è, in generale, un segnale positivo, ma quando è statico e immutabile di fronte ad ogni situazione, esso si trasforma in qualcosa di orribile e spaventoso. Il sorriso del pagliaccio diventa, dunque, segnale di furbizia e di mistero.

 

La paura dei clown, dunque, è qualcosa di ancestrale e profondo. Il successo di numerosi film horror si basa proprio sulla presenza di queste figure. L’attesa di milioni di persone dell’uscita della nuova versione cinematografica di It dimostra come i clown siano figure ambigue, attraenti e ripugnanti allo stesso tempo, in grado di tenere lo spettatore incollato allo schermo in un mix di emozioni diverse.

 

DOTT.SSA ANNABELL SARPATO

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