Pipì a letto: qualche consiglio pratico

Non se ne parla spesso, ma è un fenomeno molto diffuso: il bimbo, che aveva già imparato a controllarsi, torna a fare la pipì a letto. Capita molto più spesso di quello che si creda, ma sembra ci sia ancora un tabù su una delle difficoltà più comuni tra i bambini. Il termine tecnico per definire quando il bimbo fa la pipì a letto è enuresi notturna. Non basta che succeda in maniera sporadica, però, per parlare di enuresi notturna. Gli episodi devono presentarsi, infatti, con una certa frequenza, e protrarsi per un tempo prolungato.

 

PIPÌ A LETTO: LE POSSIBILI CAUSE

Capita spesso che i bimbi che hanno già acquisito il controllo dello stimolo per almeno 6 mesi, tornino a fare la pipì a letto. L’enuresi può avere diverse origini. A volte può avere un’origine sintomatica, conseguente ad una patologia, come, ad esempio, un’infezione urinaria. Molto più spesso, però, l’enuresi ha un’origine emotiva. Cosa significa?

La pipì a letto può essere espressione di un  momento di complessità che il bambino sta affrontando. Spesso, infatti, l’enuresi notturna si sviluppa in particolari momenti di stress per il piccolo. Situazioni di cambiamento, come un trasloco, la separazione di mamma e papà o l’ingresso a scuola, possono creare situazione di stress emotivo per i bambini.   Molte volte si tratta di cambiamenti nella vita del bambino, che necessitano l’assestamento di nuovi equilibri. La pipì a letto può essere intesa come la manifestazione di un momento in cui occorre fermarsi e carcere di capire cosa sta succedendo.

Succede molto più spesso di quello che si pensi, perché è una modalità primordiale che i piccoli hanno per esprimere momento di disagio, preoccupazione o stress. Proprio per questo, solitamente, l’enuresi tenda a risolversi spontaneamente. A volte, invece, il comportamento continua a persistere nel tempo, diventando anche fonte di imbarazzo e vergogna per il piccolo. In questi casi è importante muoversi per gestire la cosa al meglio, cercando di capire quali possono essere i cambiamenti che hanno destabilizzato il bambino e trovare le modalità migliori per farvi fronte.

pipì a letto

PIPÌ A LETTO: QUALCHE CONSIGLIO PRATICO PER I GENITORI

 

  • NIENTE LIQUIDI DOPO CENA. I primi accorgimenti che possono essere messi in atto di fronte alla pipì a letto del bimbo sono essenzialmente pratici. E’ importante, ad esempio, limitare l’assunzione di liquidi durante la serata. Può essere scontato, ma ciò aiuta a mantenere la vescica abbastanza vuota durante la notte. Un’altra abitudine utile, inoltre, è quella di far fare la pipì prima di andare a letto. Questi accorgimenti, pian piano, devono diventare abitudini quotidiane nella routine dei piccoli.

 

  • ALLENAMENTO. Può essere opportuno insegnare al bambino alcune strategie per imparare il controllo dello stimolo. Un esercizio molto utile può essere quello di contare fino a 10 prima di iniziare a fare la pipì. In questo modo si aiuta il piccolo a prendere consapevolezza della sua capacità di controllo.

PIPÌ A LETTO: COME COMPORTARSI?

 

  • NON PUNIRE. E’ bene evitare di sgridare il bambino quando fa la pipì a letto. Il piccolo, già provato per quello che sta succedendo, rischierebbe di essere ulteriormente mortificato. E’ importante, dunque, non stigmatizzarlo. Ciò, infatti, potrebbe minare la sua autostima e rendendolo insicuro. Il rischio è quello di cronicizzare il fenomeno, creando un circolo vizioso per cui la paura e l’ansia legati all’enuresi contribuiscono a mantenere il sintomo.

 

  • EMPATIA. L’enuresi notturna è spesso espressione di un momento di disagio. Stare vicino ai propri bambini può essere sicuramente un ottimo punto di partenza per riuscire a superare il momento di difficoltà. Occorre empatia, comprensione e apertura al dialogo, per affiancare il piccolo in questo periodo di complessità.

 

PIPÌ A LETTO: QUANDO OCCORRE RIVOLGERSI AD UN PROFESSIONISTA?

Il fenomeno della pipì a letto riguarda il 10-15% dei bambini all’età di 6 anni. Esso diventa un problema superati i 5 anni per le bimbe e i 6 anni per i maschietti. Solitamente il fenomeno tende a risolversi spontaneamente e a non protrarsi nel tempo. Altre volte, però, nonostante il passare delle settimane e gli accorgimenti di mamma e papà, il bimbo continua a fare la pipì a letto.

Quando il tempo non sembra risolvere la situazione, è opportuno rivolgersi ad un professionista, che aiuti il bimbo e la sua famiglia ad affrontare nella maniera migliore la situazione. Attraverso tecniche specifiche, infatti, può essere affrontato il problema dal punto di vista comportamentale, supportando il bambino nel controllo dello stimolo della pipì. Allo stesso tempo  può essere utile offrire al bimbo uno spazio di parola per gestire il momento di stress emotivo che sta vivendo. E’ importante aiutare il piccolo a dare un nome alle emozioni che sta provando e trovare  insieme strategie per gestirle.

PIPÌ A LETTO: ATTENZIONE AL DISAGIO OSGGETTIVO DEI BAMBINI

A volte, anche se gli episodi sono sporadici, può essere utile rivolgersi a un professionista. Offrire un supporto psicologico anche ai bambini che fanno la pipì a letto saltuariamente, infatti, può essere molto importante. Può succedere che i bimbi vivano questi episodi come disturbanti, fonte di disagio e vergogna. Soprattutto quando sono più grandicelli, ma non solo, questo è molto frequente. Inoltre, è possibile che questi episodi influenzino la vita del piccolo, ad esempio, limitando le gite scolastiche o il campeggio con gli amichetti. Il piccolo si trova a limitare i suoi impegni per la paura di fare la pipì a letto e che qualcuno se ne accorga.

E’ importante, dunque, valutare anche il disagio soggettivo dei bambini, per capire quando è opportuno rivolgersi a un professionista e approfondire la situazione. Se a volte al situazione si risolve con il passare del tempo, infatti, altre volte aspettare rischia di cronicizzare la situazione, incremento il disagio del piccolo.

 

DOTT.SSA ANNABELL SARPATO
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