In una società come la nostra, dove vincere conta più che partecipare, è facile incontrare bambini che non tollerano la frustrazione per una sconfitta. Ci sono bimbi che vivono una competitività molto accesa. Per loro, ogni piccolo insuccesso diventa una vera e propria tragedia. Accettare di perdere, quindi, diventa un importante insegnamento per i bambini che faticano ad ammettere le proprie sconfitte.
Tanti bimbi si offendono quando non vincono. Altri si arrabbiano e, per loro, sembra impossibile accettare di perdere. Altri, invece, piangono e non vogliono più giocare. Si chiudono a riccio e non ne parlano con nessuno. Perdere, invece, fa parte dei giochi ed è importante aiutare i bambini a comprenderne l’importanza, senza però farsi prendere dallo sconforto. Accettare di perdere significa, infatti, constatare di non aver vinto e attivarsi finchè si possa sempre migliorare. E’ una spinta alla crescita e al miglioramento, che non deve inficiare sull’autostima globale del soggetto.
Insegnare ai bambini ad accettare di perdere è molto complesso. Spesso, inevitabilmente, gli adulti sono i primi a rimanerci male quando il bimbo subisce una sconfitta. Si è dispiaciuti per il piccolo e, a volte, si cerca di incoraggiarlo riprendendolo e sottolineando i suoi errori. A volte, infatti, di fronte a una partita persa o ad una gara andata male si addita il bambino di aver commesso degli errori. Molte volte lo si fa per incoraggiare, ma spesso si ottiene il risultato opposto.
Di fronte ad una sconfitta, molte volte i bambini soffrono, anche se, magari, non lo danno a vedere. E’ bene, dunque, non rincarare la dose. Evidenziare gli errori quando il bambino è arrabbiato rischia di essere controproducente. Questo non significa che non devono essere evidenziati gli sbagli commessi. Non si tratta di rimandare l’immagine che il bambino fa sempre tutto correttamente e che è il mondo a essere ingiusto. Al contrario, è importante individuare cosa non è andato bene. Ma ciò deve essere fatto insieme, in maniera condivisa tra genitori e bimbi. L’adulto, in questi caso, non è il giudice che stila gli sbagli commessi. Dopo aver fatto sbollire le forti emozioni, infatti, se ne può parlare insieme, in maniera critica e costruttiva.
Accettare di perdere aiuta lo sviluppo di una autostima equilibrata. I fallimenti, infatti, devono essere integrati nella propria percezione di sè. Un fallimento non può e non deve mettere in crisi tutta l’identità del bimbo. Certo, può far riflettere e permette di riaggiustare il tiro, ma non deve permettersi di demolire l’idea che il bambino ha di sé.
Il bambino non è i suoi successi, né i suoi fallimenti. Un bambino non è bravo perché ha vinto la gara. Il piccolo può aver gareggiato bene, ma non è bravo per quello. Perché se è bravo quando vince, significa che non è bravo se perde. L’aspetto delle lodi è molto importante: gli studi, infatti, evidenziano che è meglio lodare per il processo, cioè sull’impegno compiuto. E il processo, è bene ricordarlo, è indipendente, spesso, dal risultato.
Non basta, però, insegnare ai bambini ad accettare di perdere. Occorre, infatti, farlo in un certo modo. La sconfitta non deve essere un punto di arrivo, ma trasformarsi in un nuovo inizio. Per rendere possibile ciò, lo strumento migliore che si ha a disposizione è l’esempio. Mostrare come si può reagire di fronte ad una sconfitta o ad un fallimento, è sicuramente un buon modo per far capire al bimbo come affrontare al meglio le piccole e grandi situazioni della vita. Evitare di lamentarsi, ma rimboccarsi le maniche, laddove possibile, aiuta i bambini a capire quale è lo spirito giusto per affrontare le sconfitte.