Aiutare i bambini a vivere le emozioni: come favorire l’accettazione?

Si parla spesso di come aiutare i bambini a gestire le emozioni. Sostenerli in questo processo, si sa, è fondamentale, ma occorre soffermarsi un attimo su un compito che noi adulti abbiamo nei loro confronti: aiutare i bambini a vivere le emozioni.

Sembra scontato, ma prima di imparare a gestire rabbia, tristezza e delusione, i bambini devono fare esperienza che essi hanno diritto a vivere ed esprimere tali sentimenti. Nella quotidianità, infatti, troppo spesso capita di dire frasi come “Non essere arrabbiato”, “Non fare così, se no fai diventare tristi anche noi” oppure “Non c’è nulla per cui piangere”. Frasi di questo tipo, infatti, trasmettono il messaggio che certe emozioni è sbagliato provarle ed è meglio nasconderle. Nasconderle, appunto, perché non si può decidere quali emozioni provare.

 

AIUTARE I BAMBINI A VIVERE LE EMOZIONI: COSA SIGNIFICA ACCETTAZIONE?

Quando si parla di aiutare i bambini a vivere le emozioni si parla di accettazione. Ma cosa si intende con il termine accettazione? Spesso questa parola viene confusa con il termine rassegnazione. In realtà, accettazione e rassegnazione sono due concetti ben distinti. Accettazione, infatti, non significa arrendersi alla sofferenza e al dolore, o farsi sopraffare da essi. Accettare significa, invece, accogliere ciò che  si  prova in quel momento, senza giudizio e senza tentativi di controllo. Mi ascolto, senza cercare di controllare quello che sto pensando o ciò che sto provando.

Ovviamente, non si tratta di un processo semplice o automatico. E’ un’abilità che occorre allenare continuamente. Ed è un processo a cui occorre educare: se i grandi sono i primi ad accettare le proprie emozioni, anche i bambini comprenderanno che esiste questa possibilità. Per questo motivo, questo articolo vuole essere uno spunto di riflessione più per l’adulto che per il bambino. Aiutare i bambini a vivere le emozioni, infatti, passa principalmente dalla capacità dei grandi di accettare i propri sentimenti.

Aiutare i bambini a vivere le emozioni

L’IMPORTANZA DI ESPRIMERE (ED ACCETTARE) TUTTE LE EMOZIONI

A livello teorico siamo tutti d’accordo che ogni emozione ha diritto di essere provata. A livello pratico, però, non è semplice aiutare i bambini a vivere le emozioni. Quante volte è capitato di dire frasi come “Non fare così, non c’è nessun motivo per essere arrabbiato”, piuttosto che “Non essere triste, adesso troviamo una soluzione”. Molte volte ci viene automatico dire di non provare certe emozioni, come la rabbia o la tristezza. Sono frasi che tutti noi, almeno una volta, abbiamo pronunciato per cercare di consolare qualcuno che stava soffrendo. Sembrano frasi banali, ma, forse, così banali non lo sono. Esse, infatti, rischiano di avere un forte impatto su chi le ascolta.

Perchè? Dire a qualcuno di non provare rabbia o tristezza, ad esempio, rischia di trasmettere il messaggio che è sbagliato sperimentare quel tipo di emozioni. Certo, solitamente il motivo per cui tendiamo a dire queste frasi è perché soffriamo nel vedere l’altra persona addolorata. Così facendo, però, non solo non ci si sintonizza su ciò che l’altra persona sta provando, ma rischiamo anche di trasmettere la necessità di reprimere o negare quello che sta sentendo. E’ importante, quindi, riflettere sull’impatto che questo approccio può avere sulle altre persone e, in particolare (ma non solo), sui bambini che stanno imparando a gestire il loro mondo emotivo.

 

AIUTARE I BAMBINI A VIVERE LE EMOZIONI ATTRAVERSO L’ESEMPIO

Per aiutare i bambini a vivere le emozioni, dunque, è fondamentale allenare noi stessi ad accettare le emozioni che stiamo provando.

Si è d’accordo sul fatto che ogni emozione merita di essere vissuta. Ogni emozione è legittima, perché esprime ciò che prova quella persona in quel momento. Certo, provare rabbia o profonda tristezza non è piacevole e provoca molto dolore. Stare in contatto con emozioni, pensieri e ricordi dolorosi non è semplice. Ed è questo il motivo per cui, in qualche modo, cerchiamo di controllarle. Ma basta davvero imporci di non provare certe emozioni per fare in modo che esse scompaiano realmente? Gli studi clinici, in realtà, dimostrano esattamente il contrario. Più si evitano certe emozioni, più la sofferenza sembra aumentare. Più cerchiamo di controllarle, più esse hanno controllo su di noi. Ciò che determina la maggior parte della sofferenza psicologica, infatti, non è la sofferenza in sè, ma i tentativi di eliminarla.

Per evitare la sofferenza, tutti noi mettiamo in atto automaticamente strategie di evitamento. Pensiamo al continuo guardare il cellulare quando ci annoiamo. Ma non solo. Si evitano situazioni spiacevoli, si può iperinvestire nel lavoro, smettere di andare a scuola, studiare tutto il giorno, mangiare troppo, fare uso di sostanze, e così via. Anche se queste modalità inizialmente sembrano dare sollievo, però, esse non risolvono il problema. Rischiano, invece, a lungo andare, di amplificarlo e aggiungere ulteriore sofferenza.

Perché evitare emozioni come la rabbia, il dolore o la paura non le fa sparire, anzi. Esse si accumulano dentro di noi e generano maggiore sofferenza. E, a tutto ciò, si accumulano le fatiche dei comportamenti stessi messi in atto per non sperimentarli.

 

AIUTARE I BAMBINI A VIVERE LE EMOZIONI: CONTROLLARE LE EMOZIONI FUNZIONA?

Per i bambini, ma anche con gli adulti, uso uno strumento che, a mio avviso, spiega in maniera immediata e concreta cosa si intende con accettazione. Propongo il gioco della trappola cinese, un piccolo tubo di paglia intrecciata, dello spessore di un dito, in cui il bambino deve inserire entrambe gli indici all’interno di ciascuna delle due estremità. Chiedo poi di provare a liberarsi. La trappola cinese è creata in modo tale che, più si tira verso l’esterno, più la paglia si restringe e si irrigidisce, bloccando le dita. Se si spingono le dita verso l’interno, invece, si avrà maggiore libertà di movimento. Il significato che questa metafora trasmette è decisamente immediato.

Promuovere l’accettazione delle proprie emozioni non è semplice. Come detto sopra, si tratta di un allenamento costante che richiede spesso di mettere in pausa il pilota automatico, che ci porterebbe ad affrontare sentimenti ed emozioni spiacevoli in maniera del tutto diversa. E’, però, molto importante, per sé stessi e per il proprio benessere e, di riflesso, per aiutare i bambini a vivere le emozioni.

DOTT.SSA ANNABELL SARPATO

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