Il bambino non mangia: 3 consigli pratici

Capita spesso che i bambini facciano capricci perché  non vogliono mangiare. Il momento del pasto diventa un vero e proprio campo di battaglia, con lotte estenuanti, ricatti e momenti di sconforto totale. E’ interessante come la frase “il bambino non mangia” venga a volte sostituita da espressioni come “il bambino non mi mangia”. Ciò evidenzia l’aspetto simbolico che acquisisce il cibo e il suo rifiuto nella relazione madre-bambino. Per questo, quando il bambino non mangia, spesso, innesca nei genitori sentimenti di colpa e autosvalutazione. Ciò rischia di avviare un circolo vizioso che è bene interrompere fin da subito.

Il bambino non mangia

IL BAMBINO NON MANGIA : COME GESTIRE IL MOMENTO DELLA PAPPPA

 

  • NON FORZARLI, NON PREGARLI E NON PUNIRLI (O PREMIARLI). Forzare il bambino a mangiare certi elementi non è la soluzione migliore. Imboccarlo forzatamente, infatti, rinforza in lui la convinzione che il momento dei pasti non è molto piacevole. Inoltre, premiare all’assaggio di un particolare cibo, sviluppa in noi la convinzione di controllare la situazione. A pensarci bene, però,  spesso i ruoli sono invertiti. E’ il bambino, infatti,  che acquisisce potere, sfidando mamma e papà e tenendoli in scacco.

 

  • SPERIMENTARE. I bambini devono avere la possibilità di esplorare il mondo, cibi compresi. E’ importante dare modo ai piccoli di sperimentare, di assaggiare, di toccare, manipolare e conoscere il cibo. Ciò deve avvenire anche attraverso gli altri sensi, non solo con il gusto. Ad esempio, quando il bambino non mangia coinvolgerlo nella preparazione dei pasti può essere un modo molto divertente per avvicinarlo al mondo della cucina. Coinvolgerlo con la possibilità di creare da sé alcune pietanze, infatti, aumenta la curiosità e aiuta il bimbo a prendere confidenza con il cibo. Ci sono pietanze molto semplici e sane che si prestano ad essere cucinate insieme ai bimbi. Preparare la pappa insieme, inoltre, è un modo divertente e educativo per passare del tempo con i piccoli.

 

  • NIENTE PASTICCI FUORI DAI PASTI. Evitare di pasticciare fuori pasto è sicuramente un consiglio utile per evitare l’inappetenza a pranzo o a cena. Quando il bambino non mangia, a volte, ha modo di spiluccare fuori dai pasti, con merendine o cibi più accattivanti per lui. Questo può diventare controproducente perché riduce il senso di fame all’ora dei pasti. Inoltre, il bambino impara che, se non mangia negli orari stabiliti, c’è sempre modo di rimediare fuori orario con cibi di suo gradimento.

 

IL BAMBINO NON MANGIA: L’IMPORTANZA DEL BUON ESEMPIO

Il pranzo e la cena devono diventare momenti di condivisione e di gioia di stare insieme. Ovviamente questa consapevolezza avviene con il tempo. Iniziare già da subito a stare a tavola e vivere il momento della pappa come qualcosa di positivo, però, è un buon punto di partenza. E’ bene consumare i pasti insieme, laddove è possibile, concentrando la propria attenzione sullo stare insieme piuttosto che sul cibo. Dedicare del tempo ai pasti, senza fretta e senza distrazioni, aiuta i bimbi a sviluppare l’amore per lo stare a tavola. Soprattutto nella cultura italiana, la convivialità è un valore molto sentito dalle famiglie.

 

IL BAMBINO NON MANGIA: QUANDO PREOCCUPARSI?

I bambini, fin da piccoli, sono capaci di autoregolarsi e a gestire il senso di sazietà. Se saltano un pasto, quindi, non succede nulla. Vi sono momenti in cui i bambini hanno più o meno fame, dunque non occorre spaventarsi eccessivamente se si tratta di episodi sporadici.

Ci sono bimbi che da sempre mangiano poco. Altre volte, invece, può capitare che un bambino cambi improvvisamente le sue abitudini alimentari. Un’appetenza transitoria è molto diffusa tra i bambini. Essa, però, può essere anche  il riflesso di un cambiamento importante nella vita del bimbo, come un trasferimento o la nascita di un fratellino. Se il bambino non mangia per lunghi periodi e la situazione non sembra cambiare, quindi, può essere utile approfondire, per cercare di capire come rispondere al meglio al momento di disagio del piccolo.

 

DOTT.SSA ANNABELL SARPATO
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