Capita spesso che i bambini facciano capricci perché non vogliono mangiare. Il momento del pasto diventa un vero e proprio campo di battaglia, con lotte estenuanti, ricatti e momenti di sconforto totale. E’ interessante come la frase “il bambino non mangia” venga a volte sostituita da espressioni come “il bambino non mi mangia”. Ciò evidenzia l’aspetto simbolico che acquisisce il cibo e il suo rifiuto nella relazione madre-bambino. Per questo, quando il bambino non mangia, spesso, innesca nei genitori sentimenti di colpa e autosvalutazione. Ciò rischia di avviare un circolo vizioso che è bene interrompere fin da subito.
Il pranzo e la cena devono diventare momenti di condivisione e di gioia di stare insieme. Ovviamente questa consapevolezza avviene con il tempo. Iniziare già da subito a stare a tavola e vivere il momento della pappa come qualcosa di positivo, però, è un buon punto di partenza. E’ bene consumare i pasti insieme, laddove è possibile, concentrando la propria attenzione sullo stare insieme piuttosto che sul cibo. Dedicare del tempo ai pasti, senza fretta e senza distrazioni, aiuta i bimbi a sviluppare l’amore per lo stare a tavola. Soprattutto nella cultura italiana, la convivialità è un valore molto sentito dalle famiglie.
I bambini, fin da piccoli, sono capaci di autoregolarsi e a gestire il senso di sazietà. Se saltano un pasto, quindi, non succede nulla. Vi sono momenti in cui i bambini hanno più o meno fame, dunque non occorre spaventarsi eccessivamente se si tratta di episodi sporadici.
Ci sono bimbi che da sempre mangiano poco. Altre volte, invece, può capitare che un bambino cambi improvvisamente le sue abitudini alimentari. Un’appetenza transitoria è molto diffusa tra i bambini. Essa, però, può essere anche il riflesso di un cambiamento importante nella vita del bimbo, come un trasferimento o la nascita di un fratellino. Se il bambino non mangia per lunghi periodi e la situazione non sembra cambiare, quindi, può essere utile approfondire, per cercare di capire come rispondere al meglio al momento di disagio del piccolo.