Gestire i problemi di comportamenti in classe: come fare?

Gestire i problemi di comportamento in classe è molto importante, ed estremamente necessario.

Dietro a problemi di comportamento non sempre è presente maleducazione o scarso rispetto delle regole. A volte, infatti, si tratta di altro. Sono ancora molte le persona che pensano che l’infanzia sia un periodo esclusivamente spensierato. Un’età dove i bimbi vivono in un mondo sereno senza problemi. D’altronde, dicono in molti, quali problemi può avere un bambino di sette anni? In realtà, però, non è proprio così. Momenti di disagio e sofferenza, infatti, possono riguardare tutti, dalla nascita alla terza età. E, purtroppo, nemmeno i bambini sono esclusi. Possono esserci eventi specifici, stressanti o imprevisti. Si pensi, ad esempio, ad un lutto o ad una separazione. Oppure situazioni che si protraggono nel tempo, come un’accesa conflittualità in famiglia, episodi di bullismo o di esclusione. Ma anche altre situazioni di complessità, che i piccoli in questo momento non riescono ad affrontare, causando in loro sofferenza e disagio.

La scuola è il luogo in cui i bambini passano tantissimo del loro tempo. Insegnanti ed educatori si trovano inevitabilmente ad affrontare queste situazioni, spesso molto complesse. Gestire i problemi di comportamento che i bambini ci portano non è semplice. Il lavoro richiesto ad insegnanti ed educatori è una vera e propria sfida. Occorre considerare l’unicità di quel bimbo. E, allo stesso tempo, non bisogna perdere di vista l’andamento dell’intera classe.

La sfida, dunque, è notevole. La numerosità della stragrande maggioranza delle classi di oggi, infatti, non facilita questo compito. Le situazioni sempre più variegate, in più, richiedono la capacità di un’occhio sempre attento e vigile. A volte, inoltre, la complessa comunicazione con i genitori non aiuta in questo obiettivo, così complesso e delicato.

 

GESTIRE I PROBLEMI DI COMPORTAMENTO IN CLASSE : COME SI PUO’ ESPRIMERE IL DISAGIO?

Come possono esprimere il loro dolore i bambini? La sofferenza nei bambini si può esprimere in molti modi diversi. E’ possibile evidenziare due macro-categorie, che racchiudono le diverse modalità di espressione della sofferenza. Capire quali sono le modalità di espressione del dolore, infatti, ci aiuta a capire come gestire i problemi di comportamento in classe.

Possiamo parlare, dunque, di disturbi internalizzate e di disturbi esternalizzati.

 

  • I DISTURBI INTERNALIZZATI

I bambini con disturbi internalizzati possono riversare all’interno le loro difficoltà, sviluppando sintomi come ansia, depressione e ritiro sociale. Si tratta di bimbi che, all’apparenza, non mostrano segni di disagio, perché “non disturbano”. In classe, infatti, non creano particolari problemi di gestione, non disturbano e i loro comportamenti non hanno effetti sul resto della classe. Spesso vengono identificati come bambini tranquilli e riservati. Come è facilmente intuibile, non è sempre semplice individuare il disagio che provano questi bimbi. È fondamentale, però, prestare attenzione anche a queste situazioni, perché, anche se non vi sono allarmismi sul piano comportamentale, può nascondersi dietro tanta sofferenza. Molte volte questi bambini esprimono il loro disagio con un scarso andamento a scuola e una difficoltà a instaurare o mantenere relazioni sociali. Diventano questi, dunque, i campanelli di allarme a cui prestare attenzione.

 

  • I DISTURBI ESTERNALIZZATI

Altre volte, invece, può succedere che i bimbi agiscano il loro momento di disagio con comportamenti forti e dirompenti . Questi tipi di difficoltà vengono dette esternalizzate. Comportamenti di questo tipo possono essere letti dagli aduli come “capricciosi” o “maleducati”, ma, in realtà, possono essere espressione di un momento di particolare complessità. I bambini possono distrarsi, essere poco attenti e concentrati. Possono diventare irascibili e arrabbiarsi subito, ricorrendo all’aggressività fisica o verbale. I bambini possono pretendere che i propri bisogni personali abbiano la precedenza su quelli altrui, trasgredendo norme e regole.

A volte, a questi comportamenti gli insegnanti reagiscono con note e punizioni. Si pensa, così, di spaventare il bambino e di creare deterrenti per continuare ad attuare comportamenti di questo tipo. Agire con note e punizioni, però, può essere pericoloso. Rimproverare per questi comportamenti può essere fuorviante. I comportamenti, infatti, senza ombra di dubbio, sono sbagliati e scorretti. Non lo sono, però, le forti emozioni che li muovono. E’ un confine molto sottile, ma è molto importante da tenere in considerazione per capire come gestire i problemi di comportamento in classe al meglio.

Gestire i problemi di comportamento in classe

 

GESTIRE I PROBLEMI DI COMPORTAMENTO IN CLASSE: COME FARE?

Come possono muoversi, dunque, gli insegnanti e gli educatori di fronte? Come comportarsi di fronte a comportamenti di questo tipo, garantendo il benessere del piccolo e dell’intera classe? Di seguito qualche riflessione su come gestire i problemi di comportamenti in classe.

 

– DISTINGUERE IL BAMBINO DAL SUO COMPORTAMENTO. È importante ricordare che il bambino non è il comportamento che mette in atto. Non è il bambino a essere cattivo. E’ il suo comportamento, infatti, a essere scorretto. È importante questo, perché ciò che l’adulto dice al bambino contribuisce a definire la sua percezione di sé. Distinguere questi due piani permette al bambino di comprendere che lui non è quello che fa e che può, in ogni momento, decidere di modificare il proprio comportamento. Avere ben in mente questo concetto è fondamentale per gestire i problemi di comportamento in classe.

 

– DISTINGUERE L’EMOZIONE DAL SUO COMPORTAMENTO. Aiutare i bambini a comprendere l’emozione che stanno provando è fondamentale. Dare un nome a ciò che stanno vivendo è il primo passo per mettere in moto quel processo di alfabetizzazione emotiva così importante per il benessere del piccolo. Legittimare ciò che spinge all’azione, ma non l’azione stessa, aiuta il piccolo a comprendere che non è sbagliato ciò che sta provando, ma può esserlo il modo in cui lo sta gestendo. Ma non solo per gli altri, ma anche per sé stesso.

GESTIRE I PROBLEMI DI COMPORTAMENTO IN CLASSE: SE IL BIMBO STA RICERCANDO ATTENZIONI?

Tante volte la messa in atto di comportamenti oppositivi e provocatori nasce dall’esigenza di ricercare attenzioni. Gestire i problemi di comportamento in classe con note e punizioni, in questo senso, rischia di rispondere all’esigenza del bambino. Ciò da il via, infatti, ad un circolo che si autoalimenta. Con i rimproveri, il bambino ottiene su di sé quell’attenzione che, magari, sta ricercando. Anche se “negativa” è comunque attenzione. In questo modo si rinforza il suo comportamento, perché il piccolo ha sperimentato che agire così gli permtte di ottenere il risultato sperato. Se capiamo che certi comportamenti disfunzionali hanno l’obiettivo di attirare l’attenzione, può essere più utile, dunque, cercare di estinguerli. Evitando di sgridare e rimproverare, ma provando (laddove è possibile) a non prestarvi a attenzione, si favorirà la riduzione del comportamento. In questo modo, il comportamento andrà a scemarsi.

Parallelamente, però, è fondamentale anticipare il comportamento del bimbo. È importante dare attenzioni al bimbo prima della messa in atto dei comportamenti disfunzionali. Dare attenzione in maniera positiva, rinforzando i comportamenti più funzionali, aumenta la possibilità che essi vengano replicati. Occorre coinvolgere il bambino e dargli importanza, focalizzandosi sulle sue risorse e potenzialità.

GESTIRE I PROBLEMI DI COMPORTAMENTO IN CLASSE: UNA SFIDA COMPLESSA

Il ruolo degli insegnanti nella gestione dei problemi di comportamento in classe non è semplice. Oltre ai bambini che agiscono il loro disagio, occorre prestare attenzione a chi, invece, sembra rimanere sullo sfondo. In più, c’è il programma da portare a termine e le varie scadenze.

Il lavoro degli insegnati, dunque è estremamente complesso. Non è semplice capire quale disagio si nasconde dietro a certi comportamenti e come farvi fronte in maniera funzionale. Anche perché la responsabilità non può essere lasciata in mano al singolo insegnante. Diventa fondamentale, dunque, cercare di fare rete tra il team docente, per muoversi in maniera sinergica e coerente. Inoltre, una buona comunicazione tra scuola e famiglia diventa essenziale per aiutare il bambino ad affrontare il momento di sofferenza che sta vivendo.

DOTT.SSA ANNABELL SARPATO

Commenti