Nella nostra società assistiamo alla tendenza sempre maggiore di iperproteggere i propri figli. Mamma e papà, sempre più spesso, sembrano crescere i propri bimbi sotto una vera e propria campana di vetro, evitando loro ogni piccola frustrazione o sconfitta. La scelta di difendere i bambini da ogni frustrazione è spesso dettata dal volere il meglio per i propri bimbi. In realtà, il rischio è quello di non farli mai veramente sperimentare. I piccoli, così, infatti, non hanno modo di mettersi alla prova e di misurare fino a dove possono arrivare. In questo modo non possono capire dove possono crescere e migliorare. I genitori iperprotettivi, dunque, anche se mossi dalle migliori intenzioni, possono mettere in atto comportamenti controproducenti per il benessere dei bimbi e per il loro sviluppo.
L’amore di mamma e papà vorrebbe evitare di far vivere le delusioni ai propri bimbi. I genitori, se potessero, vorrebbero proteggere i bambini da ogni fallimento. Tenere i bimbi lontano da ogni frustrazione, però, non sarà sempre possibile. Una volta cresciuti, infatti, i bambini si troveranno a non essere prepararti alle frustrazioni della vita, perché non hanno avuto modo di fare quelle piccole esperienze che consentono di sviluppare le capacità di far fronte agli eventi. Abituarsi alle piccole frustrazioni è un allenamento quotidiano che i bimbi devono fare per muoversi nel mondo e per abituarsi a far fronte alle piccole e grandi difficoltà. Non è facile per i genitori trovarsi inermi di fronte ai piccoli fallimenti dei bambini, ma è solo così che possono crescere sereni e sicuri, pronti ad affrontare le piccole e grandi sfide che la vita pone sulla sua strada.
Un altro rischio, spesso sottovalutato, in cui possono incorrere i bambini di genitori iperprotettivi è sviluppare una bassa autostima. I genitori iperprotettivi, infatti, rischiano di inficiare notevolmente sull’autostima dei piccoli e sulla percezione che essi hanno di sé. Il comportamento iperprotettivo, infatti, trasmette il messaggio che non si ha completa fiducia nei bimbi e nelle loro capacità. I bambini assorbono questa percezione, facendola propria e riconoscendosi. La costruzione della propria identità, infatti, passa anche da qui.
A volte si rischia di misurare l’amore per i propri figli con tutto ciò che si riesce dare loro in termini di oggetti materiali. Spesso i bimbi non fanno nemmeno tempo a dire cosa vorrebbero che già ce l’hanno tra le mani. Questo, all’apparenza, potrebbe essere una cosa positiva. Dall’altra parte, però, i piccoli non sperimentano il desiderio e l’attesa, e, dunque, la motivazione e la passione. In una società come quella in cui viviamo, dove vige la regola del “tutto e subito”, è molto difficile reintrodurre i valori dell’attesa e del desiderio. E’ buona cosa, però, provare a dire qualche no ogni tanto, motivandolo, senza sentirsi in obbligo di dire sempre sì, per stanchezza o senso di colpa.
Dire di no ai bambini, quando opportuno, è un grande insegnamento. Dire di no, infatti, aiuta a porre dei limiti all’interno dei quali i bimbi possono muoversi, in maniera sicura e protetta. Pochi no, ma chiari e definiti, favoriscono uno sviluppo armonioso e sereno. Quando i no sono chiari e coerenti, i bambini possono permettersi di sfidarli. Anche questo, infatti, fa parte della crescita.
Non è semplice fare il genitore. Tante domande, pensieri e dubbi, spesso, prendono il sopravvento. Spesso ci si chiede “Che genitore sono?”. Oppure “Sto facendo giusto?”. Non ci sono risposte precise, non c’è giusto o sbagliato. Si possono avere, però, delle linee guida, partendo dal presupposto che, ogni giorno, c’è bisogno di rimettersi in gioco e riaggiustare il tiro. Trovare il giusto equilibrio tra la protezione e l’autonomia dei bambini non è semplice. E’ un equilibrio che va riaggiustato e calibrato quotidianamente. Cambia in base alle situazioni, ai momenti di crescita e a diversi fattori che intervengono. Insomma, un equilibrio che deve essere co-costruito.
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